Il cartello che lungo la strada tra Carmagnola e Poirino indica Le
Commande
non lascia presagire niente che non sia campagna padana:
ai
margini delle strada che si inoltra nell’ombra di un pioppeto le vacche
al pascolo fanno, senza saperlo, folclore, ma ci si aspetta, al finire
dell’ombra, una distesa di campi di mais e di grano,
uguali a quelli che
ci si è lasciati alla spalle imboccando la via.
Invece, dopo i pioppi e
uno squarcio di granturco con il Monviso sullo sfondo,
ci si addentra in
una bella macchia di acacie.
Da lì, Le Commande sono indicate sulla
sinistra e la strada, diventata sterrata, azzarda una leggera pendenza.
Pochi metri e si apre in un paesaggio inaspettato, dove la pianura trova
respiro nei primi orizzonti del Pianalto.
Per arrivare al vivaio si passa
accanto alla casa di famiglia,
di cui si respira l’atmosfera costeggiando
un muretto in cui nidifica l’upupa.
Poi, primo a ricevere gli ospiti con
una luce che sembra un gioco di pennelli, il lago.
I campi di peonie sono
lì accanto, uno spettacolo quando sono in fiore in un trionfo di colori,
una delizia quando sono appena sfiorite o ancora in boccio, e da lontano
si distinguono le sagome di Ico, di Mumi e di Carlo al lavoro, intenti
alla quotidiana battaglia che ogni giardiniere conosce, contro le
erbacce, i parassiti, le muffe.
Ricevono così i loro visitatori,
indaffarati ma sempre accoglienti e gentili, pronti ad
accompagnare, raccontare, suggerire, mettere la loro esperienza al
servizio di chi vuole sapere di più.
Vivono in una casa sul lago che sembra inventata.
Da lì Torino, che è a
una trentina di chilometri, pare lontana mille miglia.
Non sembra nemmeno
di essere in Italia: è come ci si immagina la campagna del New England o
del Maine,
anche senza esserci stati. Si diventa protagonisti di un film,
personaggi fuori dal mondo che si godono dal terrazzo e dal prato la
vista sul lago con gli aironi, il bollare dei pesci e i voli di anatre.
Nel vivaio tutti fanno tutto, compresa la didattica.
Se tocca a Carlo, è
capace di sorridere con noncuranza ai profani che arrivano a interrompere
il suo lavoro,
pronto a far loro da guida. Il percorso botanico si snoda
lungo un viale che porta alle serre e al grande campo dove le peonie
erbacee, tutte insieme, regalano ai visitatori di maggio uno
straordinario scenario.
Bastano poche parole per spiegare un lungo lavoro
diventato mestiere:
le peonie arbustive, innestate sulle erbacee,
richiedono quasi tre anni prima di essere messe sul mercato
senza correre
rischi di brutte sorprese. Per tutto quel tempo sono tenute nelle
cosiddette “basses”,
vasconi pieni di buon terriccio mescolato a sabbia.
Delle peonie erbacee, ogni anno una parte viene cavata per seguire
diversi destini:
in parte spedite ai clienti, in parte invasate per le
mostre,
in parte piantate per avere, dopo tre anni, le radici porta
innesto adatte a riprodurre le arbustive.
Il campo che ospita le peonie da passerella, erbacee e intersezionali, è
protetto da grandi alberi di antico rispetto:
un dettaglio in più,
studiato per consentire un po’ d’ombra e un buon drenaggio del terreno,
che rende ancora più affascinante l’insieme.
I filari curati e le serre
ordinate lì accanto sono lo specchio del carattere meticoloso di Ico, che
non ammette scompiglio.
A un certo momento ci si imbatte nella collezione di hosta.
Accomunate
alle peonie da una personalità ottocentesca, un po’ fuori moda,
sono state recuperate dai giardinieri del terzo millennio con nuove
proposte.
Piante d’atmosfera, un tempo erano consuete in quei luoghi che
non sono più casa e non ancora giardino, logge, porticati, atrii. Sono
piante facili, che si adattano a ogni ambiente: alle Commande la
competenza di questi moderni cacciatori di piante le consiglia per
impreziosire vaste aree dove non riesce a crescere altro: sono delle
Cenerentole che richiedono poche attenzioni, ma che stanno sempre bene, sempre belle…
Tante sono le varietà, tante le forme delle foglie e le sfumature di colore: è facile giocando con loro creare movimento.
Passeggiando nel
viale, mentre nei campi intorno le peonie offrono allo sguardo il loro bel
portamento,
sotto le querce fa capolino la personalità di Mumi, nel grande
gruppo di hosta mescolate con sapienza vicino allo specchio d’acqua da
cui un beato gracidare di rane saluta i passanti
Caterina Gromis di Trana